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Il film Dune di Timothée Chalamet ha un nuovo poster: cinema recensione del film

In Dune, diretto da David Lynch, il navigatore astrale aveva questa visuale. Denis Villeneuve, però, è la mente dietro questo compito apparentemente impossibile in spy story questo film del 2021. Il regista canadese si è buttato anima e corpo in un progetto che è pericoloso e impegnativo come sempre, al grido di “Adattarsi o morire”. Dal momento che persino Tattoine di Guerre Stellari è uscito piuttosto desolato e spoglio, il risultato della cinema recensione del film è un invito al viaggio, un inizio e forse anche una nuova speranza dominik graf y luis tosar.

cinema recensione del film

Dune dissipa rapidamente l’intricata cosmologia di punto di vista Herbert tra i pianeti Caladan, Gedi Prime e Arrakis. L’illimitata forza mortale del deserto è il soggetto del film. Una storia di sangue e lacrime è alimentata dalla sabbia e dal sudore, che equivalgono alle tute indossate dai Fremen (gli abitanti nativi di Arrakis). A causa dello agosto 2022 y dati stridente contrasto tra mare e terra in Dune, che è ambientato sullo sfondo di massicce astronavi squadrate.

Zendaya sostituisce Timothée Chalamet come protagonista di Dune 2

Timothée Chalamet è stato soprannominato “Kwisatz Haderach”, ovvero “il Messia atteso”. In questo primo capitolo il prescelto è ancora un novizio, quindi continuiamo a pensare a lui come a Paul Atreides. Paul è il figlio del Duca Leto y jamie foxx(Oscar Isaac, che sarà un habitué della Mostra del Cinema di Venezia nel 2021, in quanto protagonista di Il collezionista di carte e Scene da un matrimonio) e della Bene Gesserit Lady Jessica. Poiché il prescelto è ancora un novizio, continuiamo a pensare a lui come a Paul Atreides (Rebecca Fergusson).

È difficile non sostenere il giovane eroe nonostante sia fragile e abbia l’aspetto di informazioni uno scapolo, sia privo di muscolatura e non sia abile con la “Voce”. In particolare, Josh Brolin (Gurney Halleck) e Jason Momoa svolgono il ruolo di istruttori per il ragazzo d’oro (Duncan Idaho). È importante ricordare Zendaya perché è lei a pronunciare la battuta “Questo è solo l’inizio”. Zendaya è una volitiva combattente Fremen dotata del brillante occhio ceruleo dell’ordinanza. È importante ricordare Zendaya perché è lei a pronunciare la battuta finale. Proprio alla fine del film, Zendaya si intravede per pochi secondi.

Il più recente trailer ufficiale di Dune: cinema recensione del film

I cattivi nella fantascienza sono analoghi al guanciale che si usa nella pasta alla carbonara per il loro significato. Inoltre, all’interno della famiglia Arkonnen esiste una lunga tradizione di brutalità e sadomasochismo. In questo primo capitolo di Dune, il paffuto sovrano Vladimir fa appena qualche breve apparizione. Tuttavia, potrebbe essere un’ottima idea dargli le sembianze del colonnello Kurtz del film Apocalypse Now. Anche se Stellan Skarsgard non è Marlon Brando, ci si aspetterebbe che alludesse a una delle sue numerose azioni maliziose come ragazzo inviato dal droghiere per riscuotere i soldi in ritardo.

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Questo perché Stellan Skarsgard ha una lunga storia di guai. E va da sé che anche gli enormi vermi della sabbia danno il loro contributo. Dune è essenzialmente una versione allungata di un tipico film di successo. Una festa per le orecchie e per la vista, con riferimenti a eventi contemporanei come il fanatismo religioso e i paesi che vengono repressi. Vi si trova persino un passo del Cristo del Mantegna. Poiché è ancora vero che “la paura fa marcire la mente”.

Nuovi poster dei personaggi del film Dune: cerca y jordan peele

Dune racconta la storia di Paul Atreides, un giovane brillante e dotato che è nato per compiere un destino che va oltre i suoi sogni più sfrenati e che deve viaggiare sul pianeta più pericoloso dell’universo per proteggere il futuro della sua famiglia e del suo popolo. La storia è raccontata sotto forma di un viaggio mitologico ed emozionante di un eroe. Gli unici che riusciranno a sopravvivere alla guerra tra potenze malvagie per il possesso della risorsa più preziosa della terra, una spezia che ha la capacità di far emergere tutte le capacità della mente umana, saranno coloro che sapranno vincere le proprie paure.

L’adattamento che è stato in lavorazione per molto tempo e che ha incontrato resistenza è finalmente uscito nelle sale cinematografiche. Questa produzione mi ha sconvolto per il coraggio con cui percorre la strada più difficile, ma purtroppo cade malamente a causa di una regia inadeguata che perde di vista il fatto che si tratta di un film e sfiora la parodia accidentale.

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Diabolik si presta a due considerazioni, entrambe legittime e inevitabili, che ne rendono difficile la discussione. La prima, e più semplice, sarebbe quella di smontarlo rivoltandosi più o meno giustamente contro un’opera d’arte che rivela ripetutamente il suo lato da difendere. L’altra, invece, si concentra sulla pura follia dell’operazione, che ha molteplici punti di interesse. Partendo da quest’ultimo, è importante notare che la travagliata “operazione Diabolik” nasce con una miriade di aspettative e diffidenze delle più varie (una versione aggiornata dei fumetti di Giussani, una coliandrata con più risorse, un omaggio a Mario Bava, uno “spaghetti Marvel” da percolare, ecc.)

Inoltre, Freaks Out (la recensione) di Gabriele Mainetti, il secondo blockbuster italiano di grande successo, ha alzato la bandiera del “possiamo farlo anche noi, se vogliamo!”. È seguito un impegnativo rilancio nelle sale e, come se non bastasse, quello che possiamo definire inequivocabilmente il fallimento di Freaks Out, che ha messo questo Diabolik in una posizione ancora più difficile. E ora arriva.

Inoltre, come se non bastasse, i due fratelli portano avanti questa decisione non emulando il film super-pop di Mario Bava del 1968, ma piuttosto affondando la trama in un’immaginaria atmosfera cupa e grave, molto simile agli obiettivi originali del fumetto. Impostare tutto questo fin dall’inizio è una mossa molto rischiosa per il botteghino perché, ovviamente, stiamo parlando a un mercato di massa che risponde solo al fascino delle aziende e dei prodotti americani che sono così lontani da noi sia culturalmente che linguisticamente. Di conseguenza, un Diabolik così palesemente sentito e rivolto quasi esclusivamente ai fan più accaniti del villain (e del fumetto nero italiano in generale) diventa un successo sorprendente.

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